Bologna, domenica 24 novembre 2024 – Palermo, Campionato d’Europa amazzoni, 5-12 ottobre 1958. Un’edizione memorabile: vincerà il titolo continentale Giulia Serventi su Doly, davanti alla tedesca Anna Clement su Nico e all’olandese Irene Jansen su Adelboon. Tra le varie concorrenti in gara c’è anche Sandra Longoni in sella a Gowran Girl: l’amazzone italiana a partire dalla fine di maggio aveva affrontato alcuni concorsi con questa baia figlia di Water Serpent importata dall’Irlanda per la proprietà di Silvio Ghezzi, un facoltoso borghese milanese che aveva i suoi cavalli al Circolo Ippico Lombardo di Milano.
Gowran Girl non è un soggetto facile: molto calda, con un carattere complicato e una bocca particolarmente delicata. Nonostante Sandra Longoni sia un’amazzone molto brava a montare soggetti insanguati e nevrili, le cose con Gowran Girl vanno in modo alterno e discontinuo. Forse anche per questo lei non è del tutto tranquilla nell’affrontare un impegno di gran livello e di alto prestigio come il campionato continentale: gara che di per sé un po’ di emozione la causa a prescindere dal cavallo che si monta, questo è evidente. Così purtroppo a Palermo la prima prova si tramuta quasi in psicodramma: Sandra Longoni perde completamente il filo del percorso, non si ritrova più, un momento di agitazione e confusione totali per di più in sella a una cavalla che di certo non aiuta a ragionare… Il segretario generale della Fise Ennio Marongiu la descrive sul Cavallo Italiano come una persona che si aggira per il campo ostacoli con «occhi smarriti». E quando in campo ostacoli si vivono momenti del genere la sensazione che si prova è davvero terribile: improvvisamente ci si sente indifesi, esposti a qualunque volontà malefica, vittime sacrificali, completamente privi di qualunque certezza… Naturalmente poi Sandra Longoni riesce a riprendersi, per terminare infine l’intero Campionato d’Europa all’ottavo posto: tuttavia rimane il buco nero di quella prima prova e forse anche la sensazione di un binomio che nonostante tutto binomio ancora non è.
La conseguenza di ciò è che Silvio Ghezzi decide di togliere la cavalla a Sandra Longoni una volta rientrate entrambe a Milano da Palermo per affidarla al figlio di Pietro Moretti – il capo scuderia del Centro Ippico Lombardo – il diciannovenne Giuseppe, per tutti Peppino. Nato nel 1939, Peppino è un ragazzone alto e dall’aria matura («Io a tredici anni ne dimostravo già diciotto», dice) che lavora in scuderia animato da una passione divorante: «Beh, non è che da ragazzino avessi chissà quali fantasie… Certo, speravo di diventare qualcosa di più di un ragazzo di scuderia, ma non sapevo bene cosa, anche perché a quei tempi era difficile perfino solo pensare di diventare un cavaliere per come lo intendiamo noi oggi: allora c’erano i nobili, i sciuri e i militari, fine della storia. E io non appartenevo a nessuna delle tre categorie. Però sia chiaro: non è che non mi piacesse fare il ragazzo di scuderia, anzi. Amavo da morire il mio lavoro, quel lavoro. Per questo ho smesso di studiare dopo la scuola media: volevo solo stare in scuderia».
Giuseppe Moretti, anzi Peppino, farà poi una carriera favolosa nella sua vita: da ragazzo di scuderia a cavaliere internazionale, poi istruttore, poi addirittura coordinatore del salto ostacoli azzurro, poi presidente dell’associazione degli istruttori italiani, infine presidente del Circolo Ippico Lombardo. Sembra una favola… Comunque, nell’autunno di questo 1958 Peppino Moretti è il groom di Gowran Girl e per questa ragione era sceso a sua volta a Palermo al seguito di cavalla e amazzone. Lui conosce bene Gowran Girl: «Una cavalla particolare anche nel suo modo di stare in scuderia».
Ghezzi quindi decide che per il momento a montare la sua cavalla sarà questo ragazzo appassionato e lavoratore come pochi. «Lui arrivava al Cil la domenica mattina talvolta in compagnia di amici e voleva vedere la sua cavalla saltare. Gowran Girl era davvero complicata, si buttava in avanti ma aveva una bocca delicatissima e non si potevano certo usare imboccature forti con lei: anzi, io la montavo con un filetto rivestito di spugna! Ghezzi voleva vederla saltare e mi faceva alzare sempre di più… Non ero molto d’accordo, ma il proprietario era lui e io solo un ragazzo di scuderia… così obbedivo, ovviamente. E arrivavamo ogni volta a mettere le barriere agli ultimi buchi dei pilieri da 1.60… ».
Passano le settimane. Inizia l’anno nuovo. Concorso nazionale a Finale Ligure, dal 28 al 30 marzo 1959. Anche senza i fratelli d’Inzeo in campo l’evento propone un ottimo livello di partecipazione grazie alla presenza di eccellenti cavalieri sia giovanissimi sia meno giovani come Paolo Angioni, Giuseppe Ravano, Mario Maini, Giorgio Tassani, Lalla Novo, Franco Triossi, Arrigo Marchi, la stessa Sandra Longoni, Gualtiero Castellini, Mario Dettori, Domenico Susanna, Giampiero Bembo solo per dirne alcuni… Tra loro anche un felicissimo Giuseppe Moretti: felice perché dopo aver montato Gowran Girl tutto l’inverno sotto la volta del maneggio coperto del Cil adesso può finalmente affrontare un concorso con la baia irlandese di proprietà di Silvio Ghezzi.
Ghezzi aveva seguito il lavoro della cavalla con il giovane ragazzo di scuderia al quale l’aveva affidata, e gli effetti positivi si erano ben visti; del resto Peppino per quanto giovane è uno che sa già il fatto suo, cavaliere dalla mano molto delicata e leggera e però allo stesso tempo cavaliere di fisico e di prestanza. La figlia di Water Serpent con lui aveva trovato un buon equilibrio così la sua ben nota difficoltà si era leggermente attenuata. Dunque dopo un inverno di buon lavoro Ghezzi vuol vedere la sua cavalla in concorso: perché un conto è rimanere tra le quattro mura domestiche, altra cosa è trovarsi in gara fuori casa. Vedere per modo di dire, poiché lui a Finale Ligure fisicamente non ci sarà…
Moretti il primo giorno di concorso monta Gowran Girl nella F terminando con una buona prestazione. Ma ancora più soddisfacente è l’esito della gara della giornata successiva: che però è la D! Ma Gowran Girl salta bene, anche perché il suo problema non sono certo le dimensioni degli ostacoli: poteva diventare un inferno anche solo un percorso di un metro, se le cose si mettevano male… e allora lei si avventava contro gli ostacoli con furia quasi sconsiderata, si buttava in avanti eccessivamente anche nelle combinazioni con effetti facilmente immaginabili. Peppino riesce tuttavia a controllarla senza creare tensioni e smussando ogni possibile difficoltà in modo che la cavalla possa valorizzare al meglio tutti i suoi pregi senza comprometterli a causa dei difetti. E quindi veder saltare Gowran Girl così è un vero spettacolo.
L’ultimo giorno di concorso a Finale c’è la potenza. Giuseppe Moretti si sente sicuro con la sua cavalla così decide di parteciparvi. È una decisione impegnativa perché la potenza – di qualsiasi concorso – è una gara di grande importanza, spesso è addirittura la gara clou tra quelle proposte dal calendario agonistico con un montepremi che talvolta è perfino superiore a quello riservato al Gran Premio, o comunque alla prova più dotata. E naturalmente non esiste concorso nazionale o internazionale che non la inserisca nel programma agonistico. Peppino quindi inizia e inizia bene: il percorso base lo chiude senza errori. Termina il primo giro e si va al primo barrage: ne escono indenni Giorgio Tassani su Reattore, Arrigo Marchi con Lorent e Golf, Mario Maini su Bird Hill (poi ci sarà un entusiasmante duello tra Tassani e Marchi con Lorent fino al quarto barrage, con il successo del primo sul secondo), mentre Moretti con Gowran Girl e altri tre binomi rimangono al quinto posto ex aequo con un errore (gli altri sono F. Ferraris su Vello, Paolo Angioni su Adanò e Giampiero Bembo su Freund Joken). Peppino però è contento, molto contento: Gowran Girl ha saltato bene, senza manifestare alcuna difficoltà, dandogli buone e belle soddisfazioni. Così a gara terminata telefona a Silvio Ghezzi per dargli conto della cosa: Ghezzi se ne compiace, fa i complimenti a Peppino, è ovviamente soddisfatto. Peppino lo ringrazia e lo aggiorna sul programma: l’indomani mattina sul presto avrebbe caricato i cavalli per fare rientro a Milano e raggiungere quindi il Centro Ippico Lombardo. Ghezzi lo ringrazia e gli dà l’arrivederci in scuderia nei prossimi giorni.
Moretti quindi la mattina successiva si alza di buon’ora per cominciare a preparare il viaggio di rientro, ma a un certo punto qualcuno lo avvisa che c’è una telefonata per lui in segreteria. Peppino raggiunge gli uffici e lì gli passano la cornetta del telefono. È Silvio Ghezzi.
«Buongiorno Peppino»
«Buongiorno commendatore».
«Come va, tutto bene?».
«Sì, grazie tutto bene. Sto cominciando a preparare la cavalla in scuderia per partire. Tra poco sono pronto».
«Sì, bravo, ma guarda, lascia pur stare perché la cavalla non torna a Milano».
«Come sarebbe commendatore… la cavalla non torna a Milano?».
«No, infatti».
«E… scusi se mi permetto… posso sapere dove… ?».
«A Roma».
«Ah, a Roma. E come mai, se posso?».
«Il capitano d’Inzeo. Raimondo d’Inzeo. Va in scuderia da lui».
«Ah… bene, certo, grazie commendatore».
«Sì, tu aspetta lì che poi vengono a caricare la cavalla, va bene?».
«Benissimo commendatore, grazie. Arrivederci».
«Ciao Peppino, ci vediamo in settimana in maneggio».
«Certo commendatore. Grazie».
Peppino mette giù la cornetta del telefono. Gowran Girl parte. Va a Roma da Raimondo d’Inzeo: beh, non che lui possa dire qualcosa circa la faccenda, figuriamoci. Lui è un ragazzo che lavora in scuderia e monta quello che c’è da montare quando c’è da montare… Peccato perdere proprio adesso una cavalla del genere. Però, caspita: Raimondo d’Inzeo! Il campione del mondo! Una cavalla che ho montato io per tutti questi mesi – pensa Peppino – adesso la monterà il campione del mondo… Sì, Raimondo d’Inzeo. Lui.
Venezia, 25 settembre 1960. Raimondo d’Inzeo – reduce dal trionfo olimpico di Roma solo qualche giorno prima (il 7 settembre) con la vittoria della medaglia d’oro individuale in Piazza di Siena in sella a Posillipo – deve difendere il titolo mondiale conquistato ad Aquisgrana nel 1956 in sella al suo formidabile Merano. Non sarà impresa facile: insieme a lui dopo le fasi di qualificazione arrivano alla finale con lo scambio dei cavalli lo statunitense William Steinkraus – futuro oro olimpico – con Ksar d’Esprit, l’argentino Carlos Delia con Huipil e il britannico David Broome con Sunsalve (rivelazione alle Olimpiadi di Roma con la medaglia di bronzo individuale, cavaliere solo diciannovenne destinato a diventare leggenda del salto ostacoli mondiale… ). Non è impresa facile ma Raimondo d’Inzeo in questo periodo è pressoché imbattibile. Dopo una finale ricca di colpi di scena talora drammatici (Steinkraus è protagonista di una spaventosa caduta da Sunsalve che lo lascia a lungo esanime al suolo, per fortuna ‘solo’ con una clavicola fratturata) ma tecnicamente avvincente, il fuoriclasse azzurro si riconferma campione del mondo per la seconda volta consecutiva dopo Aquisgrana 1956. In sella a Merano, leggenda vivente? No… Allora in sella a Posillipo, vincitore olimpico? No… Raimondo d’Inzeo è campione del mondo… è ancora campione del mondo con Gowran Girl. Lei.